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Martin Scorsese

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  1. Ranze
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    ciao mark benvenuto :D
    io ho trovato questo invece


    Più che una recensione, è un consiglio. Se ve lo siete perso dieci anni fa, e magari nemmeno avete recuperato comprando il Dvd (io ce l'ho, 24,49 Euro), e nemmeno vi siete interessati a scaricarvelo da Internet (su E-Mule si trova senza problema), fate di tutto per procurarvelo. Perchè magari volete saperne qualcosa di più sulla storia del cinema, ed allora le cose sono due: o vi sorbite una qualche lezione accademica di qualche critico super inflazionato, oppure, meglio ancora, vi accomodate sul divano di casa, spegnete la luce e vi guardate "Viaggio nel cinema americano", la storia del cinema di Hollywood dalle origini fino a metà anni Settanta, dalla viva voce di un grande maestro della Settima Arte: Martin Scorsese.


    Un lunghissimo documentario fiume (dura quasi 4 ore), in cui, attraverso scene, curiosità, interviste (e mica interviste così, interviste a Brian De Palma, Billy Wilder, Orson Welles, Arthur Penn, Howard Hawks, Clint Eastwood, Francis Ford Coppola, Nicholas Ray, Frank Capra, Samuel Fuller, Quentin Tarantino) si passano in rassegna i pionieristici anni del mondo del cinema, gli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta. Attraverso i ricordi, i dettagli tecnici, le piccole grandi curiosità, i misteri degli studios e tutto ciò che ha fatto cinema per cinquant'anni. Scorsese, seduto su una classicissima sedia da regista, ci guida in un viaggio più unico che raro.


    Dal cinema muto al primo western della storia ("L'assalto al treno", 12 minuti risalenti al 1903), alla nascita di alcuni grandi generi cinematografici, (il western, il gangster-movie ed il musical), senza soste, senza tempi morti, un documentario prodigioso, che ci si beve tutto d'un fiato.
    Scoprirete ad esempio chi era David O'Selznick, il Re Mida di tutti i produttori hollywoodiani, padre padrone di film come "Via col vento" o "Duello al sole", un autoritario che fece impazzire Howard Hawks, King Vidor ed Alfred Hitchcock, perchè voleva sostituirsi al regista, diventando egli stesso regista e produttore. Impose tagli abbondanti e mai accettati da Hitch in uno dei suoi primi capolavori, "Io ti salverò" e dispose di tagliuzzare "Duello al sole" per renderlo più efficace. Scoprirete perchè David W.Griffith è stato uno dei più grandi registi della Storia, e perchè il suo "Nascita di una Nazione" (1915) è uno dei film più importanti della storia (ebbe il merito di fondere nello stesso film tre generi, western, gangster-movie e film storico, inventandone almeno due, il secondo ed il terzo).
    E poi ancora: l'arrivo a Hollywood di Friderich W.Murnau, dopo i trionfi europei di "Nosferatu" e "L'ultima risata", capirete il ruolo del regista, che Scorsese divide in tre: il regista imbroglione, il regista sperimentale ed il regista iconoclasta. Uno dei punti centrali poi, è l'evolversi dei generi cinematografici. Il western ad esempio, da quello più elementare ma leggendario di "Ombre rosse", alla complessità dell'Uomo e dell'Esistenza che attraversò il cinema di Hawks ("Il fiume rosso"), il latente razzismo degli anni Cinquanta (il John Wayne di "Sentieri selvaggi" è profondamente amorale e cinico), fino al western sociale e rivoluzionario degli anni Sessanta, quello in cui la Frontiera era ormai scomparsa ed i personaggi erano rappresentazioni della quotidianità (il Paul Newman ribelle di "Furia selvaggia").


    Il gangster-movie, da "Scarface" (1932), in cui Hawks osa chiudere il film con un immagine simil-religiosa (la Pietà) od altri film, in cui, con la scusa di raccontare storie di spie e polizie, si trasgrediva liberamente il famigerato codice Hays, il codice della moralità cinematografica. Per cui, fino ad inizio anni Sessanta, se si volevano mostrare sparatorie lo si doveva fuori in due modi: o fuori campo, o inquadrando prima lo sparo e poi il morto. In pratica, non si poteva fare vedere il sangue. Trasgredì la regola Arthur Penn, che nel 1967, in "Gangster Story", mostrò una lunghissima e sanguinosa sparatoria. E poi il musical, uno dei generi più amati dal pubblico. Una lunga carrellata di immagini, fra i capolavori di Vincente Minnelli, Gene Kelly e Stanley Donen, ancora Howard Hawks.
    Tanto altro, impossibile riportare tutto in una sola recensione. Le dimensioni dello schermo ad esempio. Nel cinema muto spesso alcune parti dello schermo venivano oscurate, poi, a metà degli anni Cinquanta, si decise che per i kolossal lo schermo doveva essere ingigantito, ed allora il religiosissimo "La tunica" (1953) fu il primo film in Cinemascope. La rivoluzione era compiuta, grandi registi come Cecil B.De Mille diressero i loro capolavori potendo sfruttare l'ampiezza enorme dello schermo, un esempio è "I dieci comandamenti", un rifacimento di De Mille del suo stesso film di inizio anni Venti (tra l'altro, in quel primissimo film c'erano scene, come l'apertura delle acque, che fanno impressione ancora oggi).


    E poi i grandi registi, quelli imprescindibili, quelli che non si possono non citare. Di questi, vengono sezionate alcune grandi pellicole, per filo e per segno, con una ricostruzione storica perfetta e meticolosa, indispensabile e lucidissima. Scorsese, che porta in questo documentario tutta la propria grande passione per il cinema, ci parla di Orson Welles, di come fu geniale ed innovativo il comico che non rideva mai, Buster Keaton (alcune immagini da "Il cameraman" sono eccezionali), Eric von Stroheim, un regista che pagò a carissimo prezzo la propria esuberante libertà d'espressione (raffigurava i nobili come dei pervertiti corrotti dediti al sesso ed alla compravendita delle figlie, matrimoni squallidi e funebri, celebre il suo "Rapacità", una durissima condanna nei confronti del denaro, eravamo nel 1924, che venne tagliata a due ore dalle iniziali nove), Josef von Sternberg, il regista che consacrò Marlene Dietrich, Billy Wilder, che scherzava col fuoco senza farsi mai scoprire (chi non l'ha visto, si guardi "Uno, due, tre!", con un James Cagney da antologia), i grandi nomi di sempre, Alfred Hitchcock e Stanley Kubrick. Di Kubrick seziona tre opere: "Lolita", "2001: Odissea nello spazio" e "Barry Lyndon" e, da grande regista qual'è Scorsese, ci fa capire come ad esempio in "Barry Lyndon" i lentissimi movimenti dei protagonisti coincidano a meraviglia con i lenti movimenti di camera e la sinuosa musica che fa da dolcissimo sottofondo. Centrale, in questo documentario, il ruolo del regista, ruolo in cui Scorsese si esalta, spiegandoci minuziosamente tutte le tecniche possibili ed immaginabili ed alcune delle più famose tecniche di regia (i carrelli, i dolly, i ralenti).


    e poi una sua intervista dove spiega alcune cose ma non so quanto possa esserti utile eheh

    intervista
     
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5 replies since 9/1/2008, 11:05   125 views
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